Venezia dopo la pandemia… #1

Ma davvero noi pensiamo che Venezia centro storico usciti dalla pandemia sarà ancora piena di bar e ristoranti con menu a 15 euro che sopravviveranno con la vendita di tramezzini, cicchetti e ombre dall’ora di pranzo al tramonto o con menu “casalinghi” o “surgelati” per i turisti “escursionisti” e delle crociere che non ci saranno più semplicemente perché il turismo di massa avrà un tracollo?
E’ evidente che la competizione sul turismo culturale e di qualità, che sarà l’unico turismo che rimarrà per i pochi che a livello globale se lo potranno permettere anche perché non ci saranno più i voli low cost a 50 euro, richiederà a Venezia di andare oltre l’offerta dei musei su cui oggi concentriamo la nostra attenzione o della città museo a cielo aperto e di recuperare e potenziare invece i motivi di attrazione su cui si giocherà la competizione a livello globale: produzione culturale, artistica e artigianale di qualità, offerta turistica esperienzale ambientalmente sostenibile, offerta eno-gastronomica biologica, locale e di qualità, ricettività sostenibile assieme ad una città abitata, viva autentica. Forse piuttosto che dare ristori a tutti e mantenere in vita per un brevissimo tempo attività destinate necessariamente a chiudere avrebbe più senso investire in nuove iniziative che vadano in queste direzioni, spiegare e coinvolgere invece che assistere chi spera soltanto che tutto torni com’era aiutando a riconvertire le loro attività piuttosto che “godere” della loro scomparsa perché non si capisce che sono tra i pochi che ancora abitano nel centro storico. Venezia ha una classe politica, dirigente e la capacità di fare un salto del genere? Come dice qualcuno, riflettiamoci sopra…